Il disturbo di panico è una di quelle condizioni che possono stravolgere la vita di chi ne soffre. Si manifesta con attacchi improvvisi di ansia intensa, accompagnati da sintomi fisici come tachicardia, vertigini, sensazione di soffocamento e paura di perdere il controllo o di morire. È un’esperienza travolgente, che spesso porta chi la vive a evitare situazioni o luoghi per paura che l’attacco si ripresenti.
Come si riconosce il disturbo di panico?
Il DSM-5 lo definisce attraverso questi criteri diagnostici:
- attacchi di panico ricorrenti e inaspettati: episodi di paura intensa che raggiungono il picco in pochi minuti;
- preoccupazione persistente per il ripetersi degli attacchi o per le loro conseguenze;
- modifiche nel comportamento volte a evitare situazioni temute.
Esclusione di cause mediche o dell’uso di sostanze che potrebbero spiegare i sintomi.
Perché succede?
Il disturbo di panico può svilupparsi per diverse ragioni. Secondo Clark (1986), un ruolo chiave è giocato dall’interpretazione catastrofica di segnali corporei innocui, che vengono percepiti come pericolosi e innescano l’attacco. Anche i fattori neurobiologici sono rilevanti: l’amigdala e i sistemi serotoninergici influenzano la risposta ansiosa e possono renderla iperattiva. Infine, il condizionamento e i comportamenti evitanti contribuiscono a mantenere il problema, poiché più si evita una situazione temuta, più la paura si rafforza.
Cosa funziona davvero?
Se c’è una buona notizia, è che il disturbo di panico si può trattare efficacemente. Ecco le strategie più efficaci:
- Terapia Cognitivo-Comportamentale: aiuta a modificare i pensieri disfunzionali e a ridurre i comportamenti di evitamento. È considerata il trattamento d’elezione.
- Esposizione interocettiva: un metodo per abituarsi ai sintomi fisici e ridurre la paura.
- Mindfulness e gestione delle emozioni: strumenti utili per migliorare la consapevolezza e il controllo delle reazioni ansiose.
Un passo alla volta
Affrontare il disturbo di panico richiede pazienza e strategia. Capire cosa lo innesca, sperimentare nuove modalità di risposta e, se necessario, affidarsi a un professionista, sono passi fondamentali.
Fonti
- American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (5th ed.).
- Clark, D. M. (1986). A cognitive approach to panic. Behaviour Research and Therapy, 24(4), 461-470.
- McNally, R. J. (1994). Panic Disorder: A Critical Analysis. Guilford Press.